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venerdì 6 dicembre 2013

Cibo, tradizione, cultura, passione, benessere: i templari del gusto!

Logo "I Templari del gusto"
Alcuni mesi fa ho avuto il piacere di conoscere Brian Liotti, sono rimasta piacevolmente colpita dalla sua energia e grande passione per l'arte culinaria in tutte le sue espressioni.
Brian Liotti è l' ideatore di un portale-progetto, così mi piace definirlo, che mira alla valorizzazione dei prodotti tipici italiani e alla diffusione di una concezione della cucina che tenga conto della tradizione e cultura di un popolo
Nella calda ed accogliente atmosfera del Culture District La Distilleria- Feltrinelli Point di Pomigliano D'Arco (la scelta di una location che racchiude cultura, storia, benessere non è casuale) si è tenuta la presentazione del sito "I Templari del gusto"

Conferenza stampa

Una conferenza stampa con sindaci, produttori di "frutti della terra" d'eccellenza del territorio campano, il presidente dell'osservatorio per la dieta mediterranea Vito Amendolara e tante persone esperte ed amanti della tradizione e cultura italiana.

venerdì 31 maggio 2013

"Cammino per la strada..."

"Dottoressa non riesco ad abbandonare un comportamento che non mi piace, anche se so che è dannoso per me", "Dottoressa ricado sempre negli stessi errori, voglio guarire". Tante volte ho ascoltato queste parole dai miei pazienti, la "guarigione" è spesso un cammino faticoso e graduale. Si fanno dei passi in avanti e a volte si ritorna sui vecchi meccanismi, ma quando si è sulla strada della "guarigione" ci si rende conto che  il vecchio comportamento non è più soddisfacente come una volta, finché non si arriva ad abbandonarlo del tutto ed a sostituirlo con uno nuovo più adatto a sé.
A tal proposito mi sembra interessante riportare una poesia di Portia Nelson, una cantante, attrice e scrittrice americana.
Spero che tale poesia possa essere uno stimolante argomento di riflessione non solo sul proprio percorso in terapia, ma anche sul proprio cammino quotidiano.

Autobiografia in cinque brevi capitoli
di Portia Nelson

I
Cammino per la strada.
C'è una profonda buca nel marciapiede.
Ci cado.
Sono persa...Sono impotente.
Non è colpa mia.
Ci vorrà un'eternità per trovare come uscirne.

II
Cammino per la stessa strada.
C'è una profonda buca nel marciapiede.
Fingo di non vederla.
Ci ricado.
Non riesco a credere di essere in quello stesso posto.
Ma non è colpa mia.
Ci vuole ancora molto tempo per uscirne.

III
Cammino per la strada.
C'è una profonda buca nel marciapiede.
Vedo che c'è.
Ci cado ancora...è un'abitudine.
I miei occhi sono aperti.
So dove sono.
E' colpa mia.
Ne esco immediatamente.

IV
Cammino per la strada.
C'è una profonda buca nel marciapiede.
La aggiro.

V
Cammino per un'altra strada.





giovedì 9 maggio 2013

Io, Tu, Noi?

Un paio di mesi fa ho scritto un post sull'espressione delle emozioni "Come un tappeto volante...l'espressione delle emozioni" in cui mi sono soffermata sull'importanza che credo rivesta nella vita quotidiana esprimere le proprie emozioni. Ad un certo punto mi sono chiesta: " e nella vita di coppia?"
E' importante che la coppia arrivi ad esprimere i propri sentimenti? 
Quali benefici può portare, nella comunicazione interpersonale, esprimere le proprie emozioni al partner? 
Nonostante alcuni partners continuino a comunicare "tra loro", comunicano sempre meno "su di loro", sui loro vissuti in rapporto con l'altro, sui loro stati d'animo, sui loro desideri. La difficoltà nel comunicare accresce la solitudine e inibisce la capacità di creare quello spazio in cui ogni membro della coppia si sente un "tutto" non la metà di qualcosa e arrivi alla "dimensione noi", spesso ho sentito i miei pazienti dire: "mi sento sola anche se ho lui accanto".
Questo mi riporta subito alla mente una delle aspettative illusorie con cui ci approcciamo alla relazione di coppia: pensare che il partner debba "completarci" di ciò che siamo manchevoli, vedendo il "noi" come la somma di due metà che si mettono insieme. La conseguenza è che si stabiliscano relazioni di co-dipendenza che impediscono la piena espressione della persona. In questo modo consideriamo la persona che ci sta accanto responsabile della nostra felicità/infelicità. Difficile è quindi trovare l'equilibrio tra autonomia ed intimità, in un rapporto di interdipendenza che valorizzi l'unicità di ciascuno pur rimanendo aperti ad un' influenza reciproca. Altre volte può succedere che la comunicazione non sia efficace ed autentica. Si comunica ma non ottenendo gli effetti desiderati, forse perché si utilizzano parole che svalutano o colpevolizzano il partner, "Non capisci niente", "Tanto è inutile parlare con te", Non mi ascolti" o parole che tendono  a generalizzare, "Nessuno mi rispetta", "Sei sempre il solito", "Fai sempre gli stessi errori", portando così la coppia a creare rapporti di dominanza-sottomissione, vittima-carnefice, piuttosto che senso di uguaglianza, parità, rapporti "Io sono Ok -Tu sei Ok".

sabato 27 aprile 2013

Oggi mi prendo cura di me: riso venere con ciuffetti di calamari e rucola

Ieri avevo mezza giornata libera ed ho deciso di dedicarla a me stessa, alle attività che mi piacciono e che mi fanno star bene.
Ho pensato che anche se ero sola a casa, non dovevo trascurare il mio pranzo, facendomi un panino con gli avanzi del frigo, ma mi andava proprio di cucinare per me qualcosa di buono, qualcosa che mi appagasse il palato e non solo.
E' bello cucinare per gli altri ma io amo anche cucinare per me.
Credo che ognuno di noi, debba dare ascolto alle proprie passioni, e metterle in pratica, che sia il cucinare o altro, l'importante è "amarci" e "prenderci cura di noi stessi " con attività che ci piacciono.
A pranzo ho aperto la dispensa, dato uno sguardo agli ingredienti e ho trovato un "riso" aromatico, profumato, ricco di antiossidanti, il "riso venere".
Allora mi sono detta di dare libero sfogo alla mia creatività.
Il pensiero creativo diventa per me benessere mentale e fisico perché mi libera dai pensieri negativi che mi limitano sia nel prestare attenzione al mio mondo interiore che alla realtà esterna. La creatività mi aiuta a liberare la mente dai condizionamenti e a vedere alternative a situazioni che potevano sembrare irrisolvibili, facendomi così ritrovare il benessere mentale ma anche fisico perché mi rilasso e la mia "cervicale" ringrazia :-).


Ecco la ricetta che mi sono "dedicata".

venerdì 5 aprile 2013

Un'esperienza fortemente traumatica...



Penso e ripenso ad un film - documentario visto alcune settimane fa e ho deciso di condividere le mie riflessioni.
"The summit", il documentario di Franco Fracassi e Massimo Lauria presentato al Festival del cinema di Berlino ripercorre i giorni di "follia" del G8 di Genova. "La più grave sospensione dei diritti democratici in un paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale" parole di Amnesty International con cui si apre il documentario e che preannunciano tutta la "crudeltà" a cui ho assistito, senza parole e sentendomi triste, arrabbiata, impotente.
All'interno del documentario troviamo le testimonianze di persone che si trovavano lì in quei tragici momenti e sono stati sottoposti a tante atrocità, potremmo definirle torture. Amnesty International si batte da anni per l'introduzione in Italia del reato di tortura, ma per ora ancora tutto tace.
Ho ascoltato le testimonianze e letto vari articoli delle persone coinvolte e sono rimasta fortemente colpita dalle "ferite invisibili" a volte anche visibili, che questi essere umani hanno riportato non solo sul fisico, ma anche nella psiche, nelle emozioni, nella memoria .

venerdì 29 marzo 2013

I miei auguri di Buona Pasqua!



La Pasqua cristiana in cui si celebra la "resurrezione" di Gesù, deriva dalla Pasqua ebraica che ricorda l'esodo e la liberazione del popolo israelita dall'Egitto. La parola ebraica Pesach in italiano significa passaggio.
"Metaforicamente" parlando spesso siamo alla ricerca della nostra "terra promessa" intesa come luogo libero dai condizionamenti, dalla schiavitù delle nostre paure e auspichiamo il "passaggio" o la "resurrezione" da uno stato di malessere ad uno stato di benessere più soddisfacente ed adatto a noi.

Questo è il mio augurio per voi

Ma, sulla tavola di Pasqua c'è anche la condivisione di tanto buon cibo, quindi ho pensato di aggiungere ai miei auguri anche la ricetta di questi biscotti, che si preparano in Campania proprio durante le festività pasquali e sono tra i miei preferiti.

Biscotti glassati

Disponete a fontana sul tavolo da impasto 500 gr. di farina 00 con mezza bustina di lievito per dolci, aggiungete 100 gr. di zucchero, 100 gr. di burro morbido, 3 uova, 2 cucchiai di latte, un pizzico di sale, scorza grattugiata di un limone, qualche goccia di essenza di vaniglia.
Impastate bene tutti gli ingredienti in modo che si formi un composto omogeneo ed elastico.
Ricavate da questo impasto piccoli cilindri (come quelli degli gnocchi) e poi formate tanti nodini; foderate una teglia con carta forno e adagiatevi i biscotti.

Infornate per  circa 20 minuti a 180°.

Intanto preparate la glassa utilizzando 300 gr. di zucchero a velo, 6 cucchiai di acqua e qualche goccia di succo di limone.
Ponete lo zucchero a velo in una ciotola, portate ad ebollizione l'acqua e aggiungetela allo zucchero un cucchiaio alla volta. Continuate a mescolare fino a sciogliere completamente lo zucchero ed eliminare eventuali grumi. Se la glassa dovesse risultare troppo liquida aggiungete altro zucchero a velo, viceversa, se dovesse risultare troppo solida aggiungete poche gocce d'acqua.

Quando i biscotti saranno cotti lasciarli raffreddare, poi metterli in una ciotola capiente con la glassa, girarli per unire la glassa ai biscotti ed infine adagiarli su una griglia ad asciugare.

Eccoli pronti.

Buon appetito e Buona Pasqua :-)


giovedì 21 marzo 2013

Le emozioni in immagini


"Una giornata grigia", "un periodo roseo", spesso traduciamo in immagini ciò che sentiamo. Un buon aiuto per riconoscere, accettare e quindi gestire le nostre emozioni è quello di definirle attraverso metafore.
Come avrete notato, a volte nei miei post, ma anche con i miei clienti in terapia, utilizzo le metafore o le similitudini.

La metafora può favorire un processo di analogia e di identificazione, nonché d’apprendimento e d’elaborazione, e può diventare la base di un cambiamento. Infatti in terapia sto molto attenta ad aspettare il momento giusto in cui iniziare ad utilizzarle, aspetto di aver stabilito la fiducia e una conoscenza del mondo del cliente, perché credo che non esista la metafora buona per tutti, ma esista la metafora adatta a quella particolare persona. Per esempio se mi trovo di fronte un cliente che ha un hobby mi piace utilizzare questa sua passione per costruire metafore o anche similitudini e far si che il cliente usi questo "canale familiare" per entrare in contatto con se stesso con più facilità.
Inoltre in psicoterapia l'utilizzo delle metafore e delle similitudini può essere un modo per esprimere empatia e rispetto, facilitare una maggiore comprensione e un migliore contatto nella relazione terapeutica perché affina la capacità del terapeuta di mettersi nei panni dell'altro.

Mi sono soffermata a riflettere ed ecco una lista di metafore "note" per indicare uno stato d'animo, un'emozione, provate a leggerle e ad individuare se ce ne sono alcune a voi familiari:

Avere i nervi a fior di pelle...
Averne fin sopra i capelli...
Chiudersi a riccio...
Perdere le staffe...
Farsi il sangue amaro...
Avere il cuore di pietra...
Avere le ali ai piedi...
Sentirsi tre metri sopra il cielo...
Sentirsi su una nuvola...
Sentirsi come un elefante in un negozio di porcellana...
Avere il cuore che scoppia...
Avere il dente avvelenato...
Sentirsi libera come una farfalla...

Questa è la mia lista, se vi va potete completare l'elenco con metafore vostre, utilizzando immagini che vi piacciono per descrivere come vi sentite.

Un'occasione per entrare in contatto con le proprie emozioni e condividerle, le metafore.



giovedì 28 febbraio 2013

Il silenzio...più di una pausa tra mille parole!



Qualche settimana fa sono stata fuori per un week end in un posto meraviglioso, un paese di soli 1.000 abitanti immerso nella natura e nel silenzio che mi ha dato la possibilità di godere della pace di tranquille passeggiate nel verde, dell'aria pulita, dei caldi raggi del sole.
Una delle cose che mi ha colpito maggiormente è stato il completo isolamento acustico delle camere e la mancanza di tv.
Eh già, proprio quel silenzio che molto spesso, in una società dove i "toni" sono sempre alti, facciamo fatica a trovare.
Da qui sono iniziate le mie riflessioni.
Il termine silenzio, dal latino "silentium", deriva dal verbo silere, ossia tacere, che indica la completa assenza di segnali.
L' assenza di segnali costituisce la conditio sine qua non per l'ascolto. Con il termine ascolto si vuole indicare una disponibilità a rivolgere la propria attenzione verso una persona o un evento con il fine di conoscerlo e comprenderlo.
Nella fugacità del silenzio è possibile ascoltare l'altro, soffermarci su quelle parole che spesso abbiamo sottomano ma ci lasciamo sfuggire. Il silenzio è la possibilità di avere qualcosa da esprimere ma scegliere di non farlo, per attribuire un giusto ed autentico valore alle parole a volte logore e superficiali, inflazionate da un loro utilizzo inautentico.
Il silenzio che diviene significativo quanto le parole "l'attività o l'inattività, le parole o il silenzio hanno tutti valore di messaggio: influenzano gli altri e gli altri, a loro volta, non possono non rispondere a queste comunicazioni e in tal modo comunicare anche loro" (Watzlawick et al.,1971).
Quindi il silenzio come relazione, come modalità comunicativa, come espressione delle proprie emozioni. Quante volte il silenzio nasconde momenti di rabbia, di imbarazzo, di vergogna, di paura ma anche di pace, di gioia, amore.

martedì 19 febbraio 2013

Un polpettone alla carne di bufala per grandi e piccini


Impazienti sono i bambini, la ciotola piena di carne tritata aspetta le loro manine.


Prendiamo una ciotola e mettiamo 400 gr. di carne di bufala, sapete bambini che questa carne è tipica della Campania, ricca di ferro e povera di grassi ma tanto gustosa e saporita.

Uniamo alla carne 200 gr. di mollica di pane raffermo precedentemente bagnata e  ben strizzata, un uovo, 1 cucchiaio di olio extra vergine, 2 cucchiai di parmigiano, sale e noce moscata a piacere, e ora, manine all'opera, si impasta!
Forza forza schiacciate bene tra le dita l'impasto in modo da amalgamare bene tra loro tutti gli ingredienti.
Dopo aver fatto l'impasto, prendiamo un foglio di carta forno e facciamo un bel rettangolo di carne, bambini conoscete il rettangolo? Bravi è perfetto!
Su questo rettangolo di carne di bufala mettiamo fettine di formaggio dolce e pezzettini di speck avanzato, ricordate quello che abbiamo utilizzato ieri per farcire i nostri panini? bene, questo speck sarà ottimo nel polpettone e così riutilizziamo gli avanzi!
Ecco ora è arrivato il momento di arrotolare il polpettone, lo massaggiamo bene bene con le nostre manine imbevute di olio, poi lo adagiamo su una teglia, precedentemente oleata e mettiamo tutti gli aromi che stamattina abbiamo colto in giardino, salvia, rosmarino, timo.
Ecco il nostro polpettone è pronto, non ci resta che infornarlo a 180° per circa 30 - 40 minuti e poi bambini potremo gustarlo.
Un polpettone sano, gustoso, morbido, che rispetta la territorialità del nostro paese e divertentissimo da fare con i bambini!


Questa ricetta a me piace tanto perché riprende molti concetti di cui ho parlato nel post mani in pasta con mamma e papà.




giovedì 14 febbraio 2013

Mani in pasta con mamma e papà...



<<Mamma posso aiutarti a preparare le tagliatelle?>>
<<si vieni, facciamolo insieme>>
<< e poi prepariamo anche il sugo e io giro con la "cucchiarella">>
<< eh si certo, il sugo ci vuole per accompagnare la pasta>>

I bambini adorano mettere le "mani in pasta", cucinare insieme a mamma e papà può essere un'attività molto stimolante per loro.
Ma il cucinare è solo un gioco o c'è di più?
Il cibo e la cucina possono diventare occasioni speciali per mettere in gioco azioni educative in grado di stimolare lo sviluppo psico-fisico del bambino.
In cucina i bambini trovano un'atmosfera protetta, intima e calda che facilita ogni sorta di confidenze, luogo privilegiato per liberare l'affetto e le emozioni. Sappiamo l'importanza dell'interazione tra la mamma e il bambino ed il cucinare insieme può essere proprio un momento di grande partecipazione emotiva per entrambi.

John Bowlby con al sua "teoria dell'attaccamento" lega lo sviluppo emotivo  del bambino alla comunicazione interpersonale sia verbale che non verbale. Secondo Bowlby aver sperimentato figure di attaccamento sensibili e disponibili verso gli altri favorisce la maturazione di un atteggiamento globalmente fiducioso nei riguardi delle relazioni umane ed un sentimento di sé positivo; al contrario aver avuto figure di accudimento inadeguate genera scarsa fiducia in sé e negli altri e aspettative negative riguardo alle relazioni intime. Lo stimolo del "cucinare insieme" avvicina il bambino "all'altro", iniziando dall'interazione con il proprio genitore il bambino inizia ad avere informazioni sull'importanza della relazione e della socializzazione, inizia ad apprezzare la possibilità di accettare l’aiuto degli adulti e dei compagni, e di sperimentare la condivisione e la cooperazione.

Il bambino, toccando con mano gli alimenti impara a riconoscere e ad assaggiare un piatto o un cibo usando non solo il gusto ma anche gli altri organi di senso: la vista per
distinguere i colori e le forme degli alimenti, l’olfatto per riconoscere i profumi o gli odori; il tatto, toccando la diversa consistenza tra i cibi e tra il cibo crudo e cotto, l’udito, per i tanti "suoni" che si ascoltano in cucina.

sabato 26 gennaio 2013

"Quel libro sul comodino..."


La mia "tavola delle emozioni" è pronta, la teiera è lì, piena e calda, accanto un libro che mi aspetta...ora si legge!

Nell'ultimo post abbiamo condiviso una favola, "i caldomorbidi" ma la lettura si sa comprende vari generi, romanzi rosa o di avventura, fantascienza o thriller? Qual è quello che preferite? E quali sono i benefici che ricavate dal leggere?
Leggere un libro, si sa, favorisce la crescita formativa e culturale ma avete mai pensato alla lettura come fonte di crescita psicologica?
Anni fa ho letto alcuni studi fatti in Germania (2005), che hanno dimostrato come i benefici della lettura possono essere quasi equiparabili a quelli ottenuti dagli antidepressivi. In queste ricerche sono stati analizzati mille soggetti affetti da distimia e  i risultati raggiunti hanno evidenziato che "la cura del libro" potrebbe apportare risultati simili ad un intervento farmacologico. Queste mille persone sono state suddivise in due gruppi da cinquecento in modo casuale, al primo gruppo è stato prescritto un antidepressivo, al secondo, invece, la lettura di un numero consistente di libri da loro scelti. Dopo sei mesi, molte persone hanno cominciato a mostrare un miglioramento del tono dell’umore, indipendentemente dal gruppo di appartenenza.
Probabilmente la lettura di pensieri, emozioni vissuti personali dello scrittore porta il lettore ad un maggiore contatto con sé, ad analizzarsi, ripensarsi, apprendere dall'esperienza dell'altro.

Cosa ne pensate?

venerdì 4 gennaio 2013

Alla ricerca della felicità...

Felicità
C'è un ape che si posa
su un bocciolo di rosa:
lo succhia e se ne va...
Tutto sommato la felicità
è una piccola cosa.

Trilussa






Felicità…la parola più bella del mondo…l’immagine più rincorsa, la più desiderata, la più sperata… ma anche la più misteriosa!
Alla domanda: cosa vuoi dalla vita? La felicità è al primo posto.
Pur essendo il desiderio di tutti e dando gli stessi "sintomi" ad ognuno di noi: ci fa sorridere, ci riempie il cuore, ci sentiamo bene con noi stessi e siamo più propensi verso il prossimo, ognuno di noi ha difficoltà a definirla e da un valore diverso alla felicità, quello che può rendere felice me può non rendere felice un altro.
Aristotele, in uno dei passi più famosi dell'Erica Nicomachea, considera l'eudaimonia, termine che viene comunemente tradotto con felicità, lo scopo più elevato di una vita vissuta bene.
Per Aristotele, la felicità non coincide con il piacere e neppure con la virtù, ma è piuttosto un attributo dell'attività; l'attività felice è quella che non tende a nessuno scopo ma che risulta in se stessa soddisfacente.
Secondo Argyle, eminente psicologo, la felicità può essere intesa come "una riflessione sull'appagamento nei riguardi della vita, o come la frequenza e l'intensità delle emozioni positive".

"Perché la felicità – che non è mai una condizione permanente ma è effimera nell’esperienza degli esseri umani – è prima di tutto un agire. E sono i piccoli gesti quelli che fanno ogni giorno la differenza. Il dolce piacere di accogliere chi si aspetta una porta sbattuta in faccia, la scoperta di essere capaci di ribaltare un rapporto negativo, l’importanza di sentirsi accettati pur nella propria diversità, capiti anche nelle paure più segrete". (Maria Rita Parsi)

Daniel Gilbert, professore di psicologia all'Università di Harvard, considera molto importante per il benessere, il prestare attenzione alle nostre qualità.

giovedì 20 dicembre 2012

"Chi ha spostato il mio formaggio?"



"Quando superi le tue paure ti senti libero"


Questo è il titolo di un famoso libro di Spencer Johnson sul cambiamento. Alcuni amici che si trovano in periodi particolari della loro vita mi hanno chiesto di scrivere un post sul cambiamento, ed eccomi qui. Il cuore del libro di Spencer è la capacità di reagire efficacemente e con un atteggiamento positivo al cambiamento. Se il nostro "formaggio" scompare, ci blocchiamo e non riusciamo ad andare avanti, morendo di fame? O ci rimbocchiamo le maniche e andiamo alla ricerca di un nuovo "formaggio"?
Il "formaggio" è la metafora di quello che vorremmo avere dalla vita e il "labirinto" è il mondo in cui viviamo. Molte persone sono insoddisfatte di come va la loro vita, sono scontente dei rapporti sentimentali, sono annoiate o frustrate dal lavoro, ma allora perché tutte queste persone non fanno qualcosa per uscire dalle situazioni che le rendono infelici?
Come si sentono?
Innanzitutto credo sia importante dare ascolto alle emozioni, se ascoltandoci scopriamo che ci blocchiamo, come mai? Ci stiamo spaventando?
Alla base ci può essere il timore di non avere le capacità adeguate per fronteggiare una data situazione, la paura di quello che può riservare il futuro, la paura di rimanere soli. La resistenza al cambiamento può venire anche da un conflitto psicologico, come se alcuni individui sentissero da una parte una tendenza a cambiare, dall'altra una tendenza a rimanere immobili. Tale dinamica può avere origine dal copione di vita, in particolare dalle decisioni inconsce che le persone hanno preso fin da piccoli su come deve essere la loro vita.
Secondo l'Analisi Transazionale il copione di una persona è il suo "piano di vita" basato sulle decisioni fondamentali cognitivo-emotive prese nell'infanzia su di sé, sugli altri, su come sarà la propria vita e che limitano in qualche modo la possibilità di essere felice, autonomo, consapevole, intimo e flessibile.

martedì 11 dicembre 2012

Davanti al camino acceso...



Legna scoppiettante, colori sfavillanti, calore avvolgente, un fluire di pensieri, idee, emozioni, davanti ad un caminetto acceso.
Lo scorso week end sono stata da una mia cara amica in uno splendido paesino irpino, lì in ogni casa trovi un caminetto sempre acceso a riscaldare le fredde giornate invernali. Quanto ho apprezzato l'entrare in casa e trovare ad accogliermi il calore, il profumo particolare che solo la legna che arde può dare, mi sono seduta ed ho iniziato a vagare con i pensieri, mi sono subito sentita catapultata in un piacevolissimo stato di pace e tranquillità. Stare lì a fissare il fuoco che arde ti permette di focalizzarti su qualcosa e di lasciarti andare (mi ha ricordato un po' gli effetti del training autogeno e della meditazione). Il fuoco, che piano piano si consuma, mi ha aiutato a concentrarmi sul momento presente alleggerendo i pensieri e le preoccupazioni relative al futuro, mi sono rilassata e sono stata in contatto con me stessa. Ecco un aspetto del caminetto a cui spesso non si pensa, presi dalla frenetica vita quotidiana, con sempre maggiore difficoltà riusciamo a ritagliarci dei momenti tutti per noi.
 E poi...? E poi è arrivata la sera, l'ora di cena, ci siamo riuniti a tavola dinanzi al camino ed abbiamo iniziato a banchettare. I cibi erano variegati, si è passati da piatti tipici campani come la pizza e le nocciole tostate tipiche dell'irpinia, a piatti nazionali ed internazionali come i salumi o l'agnello, arrostito direttamente sul caminetto e i tipici muffins americani. I vari tipi di cibo riflettevano proprio le diverse provenienze ed età dei "commensali", tutti hanno gradito le pietanze e di conseguenza hanno accettato gli altri nella loro totalità. Il cibo come fonte di tradizione, cultura, piacere, scambio di idee tra generazioni ed il caminetto, che unisce attraverso calore e luce e diventa potente strumento per entrare in contatto con se stessi e con gli altri.

Non vedo l'ora di ritornare dalla mia amica in Irpinia!

domenica 2 dicembre 2012

Oggi indosso le scarpe di un altro

Etichettata, svalutata, incompresa, non ascoltata, ci sono giorni in cui mi sento così. Forse perché dall'altra parte incontro persone che non sono riuscite a mettersi nei miei panni, a comprendere ciò che sentivo, quante volte sarà capitato anche a voi.
Come vi siete sentiti?
Immediatamente mi viene da pensare "all'empatia", la capacità di capire lo stato d'animo dell'altro.
Essere empatici implica entrare nel mondo personale dell'altro. Significa fluire con i significati del vissuto dell'altro passando dalla paura, alla tristezza, alla confusione, al terrore con l'altro senza perdere la prospettiva. Significa vivere momentaneamente nella vita dell'altro. (Carl Rogers)
L'empatia permette di comprendere non solo le emozioni che le persone esprimono a parole, ma anche quelle espresse con i gesti, con la voce e altri canali non verbali. Strettamente connesso al concetto di empatia c'è quello di comunicazione empatica, che comporta l'ascoltare, il capire e comunicare all'altro ciò che si capisce. Queste competenze portano ad un'apertura alle relazioni interpersonali, al riconoscimento, al rispetto dell'altro e all'accettazione anche delle diversità.
Penso sia importante che se vogliamo essere ascoltati, compresi e soddisfatti nelle nostre richieste, dobbiamo stare attenti nel comunicare i nostri messaggi con rispetto ed empatia, mettendo da parte giudizi e critiche.

I vantaggi che la comunicazione empatica può darci sono tanti, tra cui:
diventare consapevoli di ciò che pensiamo
diventare consapevoli delle nostre emozioni ed esprimerle
diventare consapevoli dei nostri bisogni
agire formulando delle richieste chiare ed efficaci
agire formulando proposte buone per noi e per gli altri
diventare forti senza essere aggressivi
sentirci bene con noi stessi perché abbiamo ascoltato ciò che sentiamo e nelle nostre scelte e proposte all'altro abbiamo seguito i nostri bisogni.

sabato 3 novembre 2012

"Mai ridurre una passione ad un hobby..."

Il titolo di questo post riprende una frase pronunciata da Simone/Davide Veroli nel film la Finestra di fronte (2003). Adoro questo film di Ferzan Ozpetek ed ogni volta che lo rivedo mi emoziona tanto. Mi piace ammirare come Ozpetek sia riuscito a trasmettere, proprio utilizzando la passione della protagonista per l'arte della pasticceria, l'importanza di dar voce alle proprie passioni ed alle proprie emozioni e come ciò poi aiuti la persona a diventare ciò che realmente sente di essere e di conseguenza a stare meglio con sé e con gli altri.
La protagonista del film è Giovanna, una giovane donna che conduce una vita familiare piatta e monotona, con il marito Filippo e la figlia. Inizialmente il cibo viene rappresentato in scatole asettiche e stipate nella dispensa in modo ossessivo, privo di fantasia e spontaneità. Il cibo, in casa di Giovanna e della sua famiglia, in un primo momento rispecchia il suo stile di vita, piatto e senza emozioni. Le cose cambiano quando Giovanna incontra un uomo anziano, Simone/Davide Veroli, che le sconvolge la vita. La donna inizia un viaggio interiore e la preparazione del cibo rappresenta un atto d'affetto e di amore. 
Giovanna diventa un' ottima pasticcera sia grazie al suo talento innato per la pasticceria sia grazie alla capacità di esprimere le sue emozioni nelle creazioni dei suoi dolci. La trasformazione interiore di Giovanna si ha quando decide di esprimere e vivere liberamente le sue passioni e le sue emozioni, sentendosi più autentica con sé e con gli altri.