C'è un ape che si posa
su un bocciolo di rosa:
lo succhia e se ne va...
Tutto sommato la felicità
è una piccola cosa.
Trilussa
Felicità…la
parola più bella del mondo…l’immagine più rincorsa, la più
desiderata, la più sperata… ma anche la più misteriosa!
Alla
domanda: cosa vuoi dalla vita? La felicità è al primo posto.
Pur
essendo il desiderio di tutti e dando gli stessi "sintomi"
ad ognuno di noi: ci fa sorridere, ci riempie il cuore, ci sentiamo
bene con noi stessi e siamo più propensi verso il prossimo, ognuno
di noi ha difficoltà a definirla e da un valore diverso alla
felicità, quello che può rendere felice me può non rendere felice
un altro.
Aristotele,
in uno dei passi più famosi dell'Erica Nicomachea, considera
l'eudaimonia, termine che viene comunemente tradotto con felicità,
lo scopo più elevato di una vita vissuta bene.
Per
Aristotele, la felicità non coincide con il piacere e neppure con la
virtù, ma è piuttosto un attributo dell'attività; l'attività
felice è quella che non tende a nessuno scopo ma che risulta in se
stessa soddisfacente.
Secondo
Argyle, eminente psicologo, la felicità può essere intesa come "una
riflessione sull'appagamento nei riguardi della vita, o come la
frequenza e l'intensità delle emozioni positive".
"Perché
la felicità – che non è mai una condizione permanente ma è
effimera nell’esperienza degli esseri umani – è prima di tutto
un agire. E sono i piccoli gesti quelli che fanno ogni giorno la
differenza. Il dolce piacere di accogliere chi si aspetta una porta
sbattuta in faccia, la scoperta di essere capaci di ribaltare un
rapporto negativo, l’importanza di sentirsi accettati pur nella
propria diversità, capiti anche nelle paure più segrete".
(Maria Rita Parsi)
Daniel
Gilbert, professore di psicologia all'Università di Harvard,
considera molto importante per il benessere, il prestare attenzione
alle nostre qualità.
«Dal modo in cui ci poniamo di fronte a noi
stessi — adottando un atteggiamento benevolo o severo — dipende
in larga misura il nostro benessere, il senso di appagamento e la
capacità di far fronte alle difficoltà. Se vi rimproverate
qualcosa, fermatevi un attimo, respirate profondamente, rallentate i
vostri ritmi e cercate di pensare alle vostre qualità migliori, come
la generosità, l’affetto, la dolcezza. Non importa che siate
davvero dolci, affettuosi o generosi, l’essenziale è che sappiate
anche voi immedesimarvi in queste emozioni, come un attore che si
cala nella parte». E conclude: «In un diario, annotate come si
altera il vostro senso di autocritica quando eseguite questo
esercizio. Solo allora rivolgete l’attenzione al problema da
risolvere » .
Gilbert
ha potuto appurare nelle sue ricerche che il miglior predittore della
felicità sono le relazioni umane e la quantità di tempo che le
persone passano con amici e familiari. La maggior parte della gente
tende infatti a sacrificare le proprie relazioni sull’altare di
altri miti di felicità come la realizzazione professionale, il
denaro, il successo, scoprendo solo dopo che circondarsi di "cose"
restituisce solo in parte ciò che si ottiene circondandosi di
persone. In definitiva per Gilbert la solitudine affettiva è la
forma di povertà più incoercibile e la fonte più acuta di
infelicità umana.
Secondo
il professor Seligman "(…) la felicità autentica consiste nel
provare emozioni positive riguardo al passato e al futuro,
nell’assaporare sensazioni positive derivanti dai tanti piaceri
dell’esistenza, nel trarre abbondante gratificazione dalle proprie
potenzialità personali e nell’usare tali potenzialità al servizio
di qualcosa di più grande per ottenere un senso."
Martin Seligman
è il padre fondatore della Psicologia Positiva. Pioniere
degli studi sull’ottimismo, ha occupato a lungo la carica di
presidente dell’American Psychological Association (APA). Secondo
Seligman, la psicologia, in questi anni si è data da fare,
giustamente, per rendere la vita meno faticosa, per "attenuare
l'infelicità", ma ora è arrivato il momento di rinforzare
anche ciò che di favorevole c'è in noi (ottimismo, autostima,
estroversione, senso dell'umorismo, capacità di autoanalisi) e a far
leva su tali caratteristiche.
Una
caratteristica di questo orientamento psicologico è proprio quello
che Seligman chiama "l’ottimismo acquisito", sostenendo che
chiunque può ritrovare il meglio di sé, dal punto di vista emotivo,
riesaminando le predisposizioni negative, assaporando le esperienze
positive e facendo leva sul desiderio naturale di migliorare. In
altre parole, secondo Seligman, la gioia di vivere, la speranza,
l’ottimismo si possono imparare.
Credo
che la felicità sia fatta d'istanti, sia la possibilità di
cambiare, la possibilità di scegliere, sia l'ascoltare una canzone
che ci ricorda qualcosa di piacevole, sia la telefonata di un amico,
sia la condivisione di una gioia ma anche di una sofferenza, sia un
piatto di pasta cucinato con amore per noi.
La
felicità non come una meta o un sentimento stabile, ma una
condizione che come una nave attraversa le onde in un mare che a
volte minaccia tempesta, così la felicità illumina la vita di chi
ha il coraggio di aprire il cuore, di essere ottimista, di sperare,
di condividere.
E
per voi cos'è la felicità?
"Felice"
riflessione a tutti!
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