venerdì 4 gennaio 2013

Alla ricerca della felicità...

Felicità
C'è un ape che si posa
su un bocciolo di rosa:
lo succhia e se ne va...
Tutto sommato la felicità
è una piccola cosa.

Trilussa






Felicità…la parola più bella del mondo…l’immagine più rincorsa, la più desiderata, la più sperata… ma anche la più misteriosa!
Alla domanda: cosa vuoi dalla vita? La felicità è al primo posto.
Pur essendo il desiderio di tutti e dando gli stessi "sintomi" ad ognuno di noi: ci fa sorridere, ci riempie il cuore, ci sentiamo bene con noi stessi e siamo più propensi verso il prossimo, ognuno di noi ha difficoltà a definirla e da un valore diverso alla felicità, quello che può rendere felice me può non rendere felice un altro.
Aristotele, in uno dei passi più famosi dell'Erica Nicomachea, considera l'eudaimonia, termine che viene comunemente tradotto con felicità, lo scopo più elevato di una vita vissuta bene.
Per Aristotele, la felicità non coincide con il piacere e neppure con la virtù, ma è piuttosto un attributo dell'attività; l'attività felice è quella che non tende a nessuno scopo ma che risulta in se stessa soddisfacente.
Secondo Argyle, eminente psicologo, la felicità può essere intesa come "una riflessione sull'appagamento nei riguardi della vita, o come la frequenza e l'intensità delle emozioni positive".

"Perché la felicità – che non è mai una condizione permanente ma è effimera nell’esperienza degli esseri umani – è prima di tutto un agire. E sono i piccoli gesti quelli che fanno ogni giorno la differenza. Il dolce piacere di accogliere chi si aspetta una porta sbattuta in faccia, la scoperta di essere capaci di ribaltare un rapporto negativo, l’importanza di sentirsi accettati pur nella propria diversità, capiti anche nelle paure più segrete". (Maria Rita Parsi)

Daniel Gilbert, professore di psicologia all'Università di Harvard, considera molto importante per il benessere, il prestare attenzione alle nostre qualità.
«Dal modo in cui ci poniamo di fronte a noi stessi — adottando un atteggiamento benevolo o severo — dipende in larga misura il nostro benessere, il senso di appagamento e la capacità di far fronte alle difficoltà. Se vi rimproverate qualcosa, fermatevi un attimo, respirate profondamente, rallentate i vostri ritmi e cercate di pensare alle vostre qualità migliori, come la generosità, l’affetto, la dolcezza. Non importa che siate davvero dolci, affettuosi o generosi, l’essenziale è che sappiate anche voi immedesimarvi in queste emozioni, come un attore che si cala nella parte». E conclude: «In un diario, annotate come si altera il vostro senso di autocritica quando eseguite questo esercizio. Solo allora rivolgete l’attenzione al problema da risolvere » .
Gilbert ha potuto appurare nelle sue ricerche che il miglior predittore della felicità sono le relazioni umane e la quantità di tempo che le persone passano con amici e familiari. La maggior parte della gente tende infatti a sacrificare le proprie relazioni sull’altare di altri miti di felicità come la realizzazione professionale, il denaro, il successo, scoprendo solo dopo che circondarsi di "cose" restituisce solo in parte ciò che si ottiene circondandosi di persone. In definitiva per Gilbert la solitudine affettiva è la forma di povertà più incoercibile e la fonte più acuta di infelicità umana.
Secondo il professor Seligman "(…) la felicità autentica consiste nel provare emozioni positive riguardo al passato e al futuro, nell’assaporare sensazioni positive derivanti dai tanti piaceri dell’esistenza, nel trarre abbondante gratificazione dalle proprie potenzialità personali e nell’usare tali potenzialità al servizio di qualcosa di più grande per ottenere un senso."
Martin Seligman è il padre fondatore della Psicologia Positiva. Pioniere degli studi sull’ottimismo, ha occupato a lungo la carica di presidente dell’American Psychological Association (APA). Secondo Seligman, la psicologia, in questi anni si è data da fare, giustamente, per rendere la vita meno faticosa, per "attenuare l'infelicità", ma ora è arrivato il momento di rinforzare anche ciò che di favorevole c'è in noi (ottimismo, autostima, estroversione, senso dell'umorismo, capacità di autoanalisi) e a far leva su tali caratteristiche.
Una caratteristica di questo orientamento psicologico è proprio quello che Seligman chiama "l’ottimismo acquisito", sostenendo che chiunque può ritrovare il meglio di sé, dal punto di vista emotivo, riesaminando le predisposizioni negative, assaporando le esperienze positive e facendo leva sul desiderio naturale di migliorare. In altre parole, secondo Seligman, la gioia di vivere, la speranza, l’ottimismo si possono imparare.

Credo che la felicità sia fatta d'istanti, sia la possibilità di cambiare, la possibilità di scegliere, sia l'ascoltare una canzone che ci ricorda qualcosa di piacevole, sia la telefonata di un amico, sia la condivisione di una gioia ma anche di una sofferenza, sia un piatto di pasta cucinato con amore per noi.
La felicità non come una meta o un sentimento stabile, ma una condizione che come una nave attraversa le onde in un mare che a volte minaccia tempesta, così la felicità illumina la vita di chi ha il coraggio di aprire il cuore, di essere ottimista, di sperare, di condividere.

E per voi cos'è la felicità?

"Felice" riflessione a tutti!

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