sabato 19 gennaio 2013

C'era una volta...


Un libro leggermente più grande degli altri, sporge dalla mia libreria, quale sarà? Mi avvicino e noto che è lui si proprio lui il mio primo libro. Quanti ricordi, credo sia stato un regalo dei miei genitori non ricordo neanche quanti anni avessi forse uno o poco più. Sfoglio le pagine ed i ricordi mi assalgono, è ricco di immagini di animali, di colori, di filastrocche...la fantasia va!
Guardo ancora incuriosita la libreria e a far compagnia al mio primo libro ci sono i libri della letteratura classica, da Verga a Pirandello, da Svevo a Goethe e poi i libri dell'università e quelli delle superiori, in primis i libri di letteratura latina e greca, con le stupende favole di Fedro ed Esopo.
Eh già le favole, mi sono sempre piaciute tanto, ma come mai?
Sarà perché posso dare libertà alla mia fantasia, perché mi sento più in contatto con i miei pensieri e con i miei vissuti emotivi, sarà perché ad ogni frase scopro qualcosa in più, delle alternative che spesso non riesco a vedere, soprattutto nei periodi di tensione.
Le favole, un mondo per i più piccoli, ma anche per gli adulti, utilizzando un linguaggio simbolico, tipico delle favole, direi, la favola una finestra a cui affacciarsi, per trarre, in qualunque momento, innumerevoli stimoli e benefici per il proprio benessere e la propria crescita interiore.

Qualcuno conosce la favola dei "caldomorbidi"?

Io la trovo meravigliosa, ricca di stimoli e per questo ve ne parlo.

La versione originale di questa storia è stata scritta nel 1969 da Claude Steiner, stretto collaboratore di Eric Berne (fondatore dell'Analisi Transazionale). Nel 2009 la casa editrice Artebambini ha pubblicato il libro illustrato "la favola dei caldomorbidi".
Nella favola si racconta di un luogo in cui le persone vivevano felici. I bambini, protagonisti della storia, potevano contare, fin dalla nascita, sul benefico calore creato dal contatto con i "caldomorbidi". Quando un bimbo nasceva trovava nella sua culla, posto vicino a dove appoggiava il suo pancino, un piccolo, soffice e caldo sacchetto morbido e quando il bambino infilava la sua manina nel sacchetto, poteva sempre estrarre un "caldomorbido".
Se per qualche motivo la gente non avesse preso con una certa regolarità dei caldomorbidi, avrebbe corso il rischio di sviluppare una strana e rara malattia. Era una malattia che partiva dalla spina dorsale e che lentamente portava la persona ad incurvarsi, ad appassire e poi a morire.
La gente in quel tempo si frequentava molto e si scambiava reciprocamente “caldomorbidi”. Naturalmente erano sempre gratis ed averne a sufficienza non era mai un problema e con tutta questa abbondanza di caldomorbidi, nel paese tutti erano felici e contenti, caldi e morbidi, la maggior parte del tempo.
Ma, un brutto giorno, una strega cattiva che viveva da quelle parti si arrabbiò, perché, essendo così tutti felici e contenti, nessuno comprava le sue pozioni e i suoi unguenti.
A questo punto la strega, che era molto intelligente, studiò un piano diabolico.
I riconoscimenti, la vicinanza e l’intimità che i "caldomorbidi" rappresentavano vennero infatti scambiati dalla strega, avida e invidiosa, con dei sostituti che sotto un’apparenza attraente, si rivelarono in realtà "freddoruvidi", mettevano distanza ed erano alimentati da invidia e paura. Le persone scambiandosi "freddoruvidi" erano sempre infelici e sentivano molto freddo e molto ruvido. La situazione si complicava ogni giorno di più. I "caldomorbidi" che una volta erano disponibili come l'aria divennero una cosa di grosso valore e questo fece sì che la gente fosse disposta ad ogni sorta di cose pur di averne. In certi casi i "caldomorbidi" venivano estorti con un po' d'inganno, in altri con un po' di violenza e quando questo avveniva succedeva una cosa strana, che le persone non sorridevano più.
Ma un giorno fu una graziosa e florida donna a fornire l’esempio di un relazione autentica e il "permesso" di poter scambiare di nuovo "caldomorbidi". La donna dava liberamente "caldomorbidi" anche quando non erano chiesti. Molti la disapprovavano perché pensavano che fosse sconveniente che i bambini vedessero queste cose e temevano dei disagi nella loro educazione. Queste persone fecero approvare una legge per proteggere i bambini da un uso spregiudicato di "caldomorbidi". Per questa legge era un crimine punibile dare "caldomorbidi" ad altri che non alla persona per cui si aveva avuta la licenza. E per maggiore garanzia queste licenze di darsi "caldomorbidi" si potevano avere per una sola persona e spesso duravano tutta la vita.
Molti bambini comunque fecero finta di non conoscere la legge e in barba a questa continuarono a dare ad altri "caldomorbidi" quando ne avevano voglia o quando qualcuno glieli chiedeva.

A questo punto sarebbe interessante sapere come andò a finire ma la favola è a finale aperto ed ognuno di noi può concluderla come preferisce.

Stupenda secondo me questa favola!

Troviamo il concetto di relazione rispettosa, calda e diretta con gli altri, troviamo il riscoprire la legittimità e il piacere dell’espressione autentica dei propri bisogni, della comunicazione diretta e dell’intimità, la giovane donna introduce il permesso di guardare oltre le paure e lasciarsi guidare dal proprio desiderio. Steiner riprende e sviluppa il concetto di "carezze", vedi articolo "fame di carezze...al mercato".
Il "caldomorbido" ed il "freddoruvido", possono costituire la metafora di esperienze sensoriali primarie collegate con il piacere e il sentirsi sicuri da un lato, e il senso di lontananza e di deprivazione affettiva dall’altro. Steiner, a questo proposito, ha introdotto il concetto di "economia di carezze" (stroke economy), per descrivere il controllo e la limitazione della spontaneità, consapevolezza e dell’intimità che i bambini possono acquisire a seguito di un improprio accudimento genitoriale.
Claude Steiner sostiene che a noi tutti da bambini i nostri genitori hanno inculcato cinque regole restrittive riguardo alle carezze.

Non dare carezze quando ne hai da dare
Non chiedere carezze quando ne hai bisogno
Non accettare carezze se le vuoi
Non rifiutare carezze quando non le vuoi
Non dare carezze a te stesso

Con la favola dei "caldomorbidi" Steiner ci invita a rifiutare queste regole restrittive e a divenire consapevoli che le "carezze" sono disponibili in quantità illimitata, che possiamo dare una carezza ogni volta lo vogliamo, che possiamo liberamente chiederla o prenderla quando è offerta, o provare gioia nel dare carezze a noi stessi.

Spero che il vostro sacchettino sia sempre ricco di "caldomorbidi" da donare a voi e agli altri, per evitare che l'assenza o l'insufficienza di carezze facciano "appassire la spina dorsale".


7 commenti:

  1. Ho sempre amato le favole proprio perché mettono insieme realtà e fantasia...Poi questa non l'avevo mai letta, è molto interessante. Grazie per avercela proposta!
    Stefano

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  2. mi piace questa favola! tutti ne abbiamo bisogno!

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  3. questo sito mi piace moltissimo.. compliementi collega hai attinto all'at ed espressa creativamente

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Ciao, sono curiosa di sapere la tua opinione...