Un
libro leggermente più grande degli altri, sporge dalla mia libreria,
quale sarà? Mi avvicino e noto che è lui si proprio lui il mio
primo libro. Quanti ricordi, credo sia stato un regalo dei miei
genitori non ricordo neanche quanti anni avessi forse uno o poco più.
Sfoglio le pagine ed i ricordi mi assalgono, è ricco di immagini di
animali, di colori, di filastrocche...la fantasia va!
Guardo
ancora incuriosita la libreria e a far compagnia al mio primo libro
ci sono i libri della letteratura classica, da Verga a Pirandello, da
Svevo a Goethe e poi i libri dell'università e quelli delle
superiori, in primis i libri di letteratura latina e greca, con le
stupende favole di Fedro ed Esopo.
Eh
già le favole, mi sono sempre piaciute tanto, ma come mai?
Sarà
perché posso dare libertà alla mia fantasia, perché mi sento più
in contatto con i miei pensieri e con i miei vissuti emotivi, sarà
perché ad ogni frase scopro qualcosa in più, delle alternative che
spesso non riesco a vedere, soprattutto nei periodi di tensione.
Le
favole, un mondo per i più piccoli, ma anche per gli adulti,
utilizzando un linguaggio simbolico, tipico delle favole, direi, la
favola una finestra a cui affacciarsi, per trarre, in qualunque
momento, innumerevoli stimoli e benefici per il proprio benessere e
la propria crescita interiore.
Qualcuno
conosce la favola dei "caldomorbidi"?
Io
la trovo meravigliosa, ricca di stimoli e per questo ve ne parlo.
La
versione originale di questa storia è stata scritta nel 1969 da
Claude Steiner, stretto collaboratore di Eric Berne (fondatore
dell'Analisi Transazionale). Nel 2009 la casa editrice Artebambini ha
pubblicato il libro illustrato "la favola dei caldomorbidi".
Nella
favola si racconta di un luogo in cui le persone vivevano felici. I
bambini, protagonisti della storia, potevano contare, fin dalla
nascita, sul benefico calore creato dal contatto con i "caldomorbidi".
Quando un bimbo nasceva trovava nella sua culla, posto vicino a dove
appoggiava il suo pancino, un piccolo, soffice e caldo sacchetto
morbido e quando il bambino infilava la sua manina nel sacchetto,
poteva sempre estrarre un "caldomorbido".
Se
per qualche motivo la gente non avesse preso con una certa regolarità
dei caldomorbidi, avrebbe corso il rischio di sviluppare una strana e
rara malattia. Era una malattia che partiva dalla spina dorsale e che
lentamente portava la persona ad incurvarsi, ad appassire e poi a
morire.
La
gente in quel tempo si frequentava molto e si scambiava
reciprocamente “caldomorbidi”. Naturalmente erano sempre gratis
ed averne a sufficienza non era mai un problema e con
tutta questa abbondanza di caldomorbidi, nel paese tutti erano felici
e contenti, caldi e morbidi, la maggior parte del tempo.
Ma,
un brutto giorno, una strega cattiva che viveva da quelle parti si
arrabbiò, perché, essendo così tutti felici e contenti, nessuno
comprava le sue pozioni e i suoi unguenti.
A
questo punto la strega, che era molto intelligente, studiò un piano
diabolico.
I
riconoscimenti, la vicinanza e l’intimità che i "caldomorbidi"
rappresentavano vennero infatti scambiati dalla strega, avida e
invidiosa, con dei sostituti che sotto un’apparenza attraente, si
rivelarono in realtà "freddoruvidi", mettevano distanza ed erano alimentati da invidia e paura. Le persone
scambiandosi "freddoruvidi" erano sempre infelici e
sentivano molto freddo e molto ruvido. La situazione si complicava
ogni giorno di più. I "caldomorbidi" che una volta erano
disponibili come l'aria divennero una cosa di grosso valore e questo
fece sì che la gente fosse disposta ad ogni sorta di cose pur di
averne. In certi casi i "caldomorbidi" venivano estorti con
un po' d'inganno, in altri con un po' di violenza e quando questo
avveniva succedeva una cosa strana, che le persone non sorridevano
più.
Ma
un giorno fu una graziosa e florida donna a fornire l’esempio di un
relazione autentica e il "permesso" di poter scambiare di nuovo
"caldomorbidi". La donna dava liberamente "caldomorbidi"
anche quando non erano chiesti. Molti la disapprovavano perché
pensavano che fosse sconveniente che i bambini vedessero queste cose
e temevano dei disagi nella loro educazione. Queste persone fecero
approvare una legge per proteggere i bambini da un uso spregiudicato
di "caldomorbidi". Per questa legge era un crimine punibile
dare "caldomorbidi" ad altri che non alla persona per cui
si aveva avuta la licenza. E per maggiore garanzia queste licenze di
darsi "caldomorbidi" si potevano avere per una sola persona
e spesso duravano tutta la vita.
Molti
bambini comunque fecero finta di non conoscere la legge e in barba a
questa continuarono a dare ad altri "caldomorbidi" quando
ne avevano voglia o quando qualcuno glieli chiedeva.
A
questo punto sarebbe interessante sapere come andò a finire ma la
favola è a finale aperto ed ognuno di noi può concluderla come
preferisce.
Stupenda
secondo me questa favola!
Troviamo
il concetto di relazione rispettosa, calda e diretta con gli altri,
troviamo il riscoprire la legittimità e il piacere dell’espressione
autentica dei propri bisogni, della comunicazione diretta e
dell’intimità, la giovane donna introduce il permesso di guardare
oltre le paure e lasciarsi guidare dal proprio desiderio. Steiner
riprende e sviluppa il concetto di "carezze", vedi articolo "fame di carezze...al mercato".
Il
"caldomorbido" ed il "freddoruvido", possono
costituire la metafora di esperienze sensoriali primarie collegate
con il piacere e il sentirsi sicuri da un lato, e il senso di
lontananza e di deprivazione affettiva dall’altro. Steiner, a
questo proposito, ha introdotto il concetto di "economia di
carezze" (stroke economy), per descrivere il controllo e la
limitazione della spontaneità, consapevolezza e dell’intimità che
i bambini possono acquisire a seguito di un improprio accudimento
genitoriale.
Claude
Steiner sostiene che a noi tutti da bambini i nostri genitori hanno
inculcato cinque regole restrittive riguardo alle carezze.
Non
dare carezze quando ne hai da dare
Non
chiedere carezze quando ne hai bisogno
Non
accettare carezze se le vuoi
Non
rifiutare carezze quando non le vuoi
Non
dare carezze a te stesso
Con
la favola dei "caldomorbidi" Steiner ci invita
a rifiutare queste regole restrittive e a divenire consapevoli che le
"carezze" sono disponibili in quantità illimitata, che
possiamo dare una carezza ogni volta lo vogliamo, che possiamo
liberamente chiederla o prenderla quando è offerta, o provare gioia
nel dare carezze a noi stessi.
Spero
che il vostro sacchettino sia sempre ricco di "caldomorbidi" da donare a voi e agli altri, per evitare che l'assenza o l'insufficienza di carezze facciano "appassire la spina dorsale".
Viva i caldomorbidi :)...
RispondiEliminaHo sempre amato le favole proprio perché mettono insieme realtà e fantasia...Poi questa non l'avevo mai letta, è molto interessante. Grazie per avercela proposta!
RispondiEliminaStefano
grazie a voi!
RispondiEliminami piace questa favola! tutti ne abbiamo bisogno!
RispondiEliminaNadia sono contenta che ti sia piaciuta!
Eliminaquesto sito mi piace moltissimo.. compliementi collega hai attinto all'at ed espressa creativamente
RispondiEliminagrazie mille collega!
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