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giovedì 28 febbraio 2013

Il silenzio...più di una pausa tra mille parole!



Qualche settimana fa sono stata fuori per un week end in un posto meraviglioso, un paese di soli 1.000 abitanti immerso nella natura e nel silenzio che mi ha dato la possibilità di godere della pace di tranquille passeggiate nel verde, dell'aria pulita, dei caldi raggi del sole.
Una delle cose che mi ha colpito maggiormente è stato il completo isolamento acustico delle camere e la mancanza di tv.
Eh già, proprio quel silenzio che molto spesso, in una società dove i "toni" sono sempre alti, facciamo fatica a trovare.
Da qui sono iniziate le mie riflessioni.
Il termine silenzio, dal latino "silentium", deriva dal verbo silere, ossia tacere, che indica la completa assenza di segnali.
L' assenza di segnali costituisce la conditio sine qua non per l'ascolto. Con il termine ascolto si vuole indicare una disponibilità a rivolgere la propria attenzione verso una persona o un evento con il fine di conoscerlo e comprenderlo.
Nella fugacità del silenzio è possibile ascoltare l'altro, soffermarci su quelle parole che spesso abbiamo sottomano ma ci lasciamo sfuggire. Il silenzio è la possibilità di avere qualcosa da esprimere ma scegliere di non farlo, per attribuire un giusto ed autentico valore alle parole a volte logore e superficiali, inflazionate da un loro utilizzo inautentico.
Il silenzio che diviene significativo quanto le parole "l'attività o l'inattività, le parole o il silenzio hanno tutti valore di messaggio: influenzano gli altri e gli altri, a loro volta, non possono non rispondere a queste comunicazioni e in tal modo comunicare anche loro" (Watzlawick et al.,1971).
Quindi il silenzio come relazione, come modalità comunicativa, come espressione delle proprie emozioni. Quante volte il silenzio nasconde momenti di rabbia, di imbarazzo, di vergogna, di paura ma anche di pace, di gioia, amore.