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sabato 26 gennaio 2013

"Quel libro sul comodino..."


La mia "tavola delle emozioni" è pronta, la teiera è lì, piena e calda, accanto un libro che mi aspetta...ora si legge!

Nell'ultimo post abbiamo condiviso una favola, "i caldomorbidi" ma la lettura si sa comprende vari generi, romanzi rosa o di avventura, fantascienza o thriller? Qual è quello che preferite? E quali sono i benefici che ricavate dal leggere?
Leggere un libro, si sa, favorisce la crescita formativa e culturale ma avete mai pensato alla lettura come fonte di crescita psicologica?
Anni fa ho letto alcuni studi fatti in Germania (2005), che hanno dimostrato come i benefici della lettura possono essere quasi equiparabili a quelli ottenuti dagli antidepressivi. In queste ricerche sono stati analizzati mille soggetti affetti da distimia e  i risultati raggiunti hanno evidenziato che "la cura del libro" potrebbe apportare risultati simili ad un intervento farmacologico. Queste mille persone sono state suddivise in due gruppi da cinquecento in modo casuale, al primo gruppo è stato prescritto un antidepressivo, al secondo, invece, la lettura di un numero consistente di libri da loro scelti. Dopo sei mesi, molte persone hanno cominciato a mostrare un miglioramento del tono dell’umore, indipendentemente dal gruppo di appartenenza.
Probabilmente la lettura di pensieri, emozioni vissuti personali dello scrittore porta il lettore ad un maggiore contatto con sé, ad analizzarsi, ripensarsi, apprendere dall'esperienza dell'altro.

Cosa ne pensate?

sabato 19 gennaio 2013

C'era una volta...


Un libro leggermente più grande degli altri, sporge dalla mia libreria, quale sarà? Mi avvicino e noto che è lui si proprio lui il mio primo libro. Quanti ricordi, credo sia stato un regalo dei miei genitori non ricordo neanche quanti anni avessi forse uno o poco più. Sfoglio le pagine ed i ricordi mi assalgono, è ricco di immagini di animali, di colori, di filastrocche...la fantasia va!
Guardo ancora incuriosita la libreria e a far compagnia al mio primo libro ci sono i libri della letteratura classica, da Verga a Pirandello, da Svevo a Goethe e poi i libri dell'università e quelli delle superiori, in primis i libri di letteratura latina e greca, con le stupende favole di Fedro ed Esopo.
Eh già le favole, mi sono sempre piaciute tanto, ma come mai?
Sarà perché posso dare libertà alla mia fantasia, perché mi sento più in contatto con i miei pensieri e con i miei vissuti emotivi, sarà perché ad ogni frase scopro qualcosa in più, delle alternative che spesso non riesco a vedere, soprattutto nei periodi di tensione.
Le favole, un mondo per i più piccoli, ma anche per gli adulti, utilizzando un linguaggio simbolico, tipico delle favole, direi, la favola una finestra a cui affacciarsi, per trarre, in qualunque momento, innumerevoli stimoli e benefici per il proprio benessere e la propria crescita interiore.

Qualcuno conosce la favola dei "caldomorbidi"?

Io la trovo meravigliosa, ricca di stimoli e per questo ve ne parlo.

La versione originale di questa storia è stata scritta nel 1969 da Claude Steiner, stretto collaboratore di Eric Berne (fondatore dell'Analisi Transazionale). Nel 2009 la casa editrice Artebambini ha pubblicato il libro illustrato "la favola dei caldomorbidi".
Nella favola si racconta di un luogo in cui le persone vivevano felici. I bambini, protagonisti della storia, potevano contare, fin dalla nascita, sul benefico calore creato dal contatto con i "caldomorbidi". Quando un bimbo nasceva trovava nella sua culla, posto vicino a dove appoggiava il suo pancino, un piccolo, soffice e caldo sacchetto morbido e quando il bambino infilava la sua manina nel sacchetto, poteva sempre estrarre un "caldomorbido".

mercoledì 14 novembre 2012

Metti una sera a cena...

Ieri sera ho invitato a cena il mio amico scrittore Stefano. Davanti ad uno sfizioso antipasto (pizza con cicoria e mozzarella e rotolini di melenzane con pomodorini e pesto di rucola) ed un secondo da leccarsi i baffi (polipetti alla luciana con pane tostato in terrina di coccio) abbiamo parlato dei nostri sogni e delle nostre ambizioni ed abbiamo condiviso idee ed opinioni. Ho ripensato al perchè creare questo blog e a cosa mi piacerebbe trasmettere ai miei lettori. Voglio che le persone che mi leggono trovino spunti di riflessione da utilizzare nella propria vita, mi piace pensare che dalle piccole ma importanti cose che tutti i giorni ci passano davanti possiamo trarre alternative prima non viste o risorse che non avremmo mai immaginato di avere ma che invece sono dentro di noi. Ieri sera, una perfetta tavola delle emozioni, imbandita di ricchi piatti, di emozioni piacevoli, di condivisione, di affetto.
Riporto un'idea, a me molto cara, del mio amico Stefano.

"Distratto e' l'uomo che pone l'attenzione sui macroscopici oggetti della natura restringendo il proprio campo visivo e oscurando le piccolezze che lo circondano. E quando egli si accorgera' delle bellezze e degli incanti del particolare tutta la sua intera opera gli apparira' compiuta.

Il concetto della mosca nella stanza e' l'immagine visiva del testo sopra citato. In un luogo, come puo' esserlo una stanza, l'uomo indirizza la sua attenzione su quelli che sono gli oggetti naturali ed artificiali che lo circondano, pone lo sguardo sulla grandezza, sulla dimensione di primo impatto e se avvista una piccola mosca e' solo perche' essa, sfiorandolo o volando, si fa notare. Metafora di come l'uomo, nella vita, sia cosi' indaffarato nella ricerca di quelle cose superficiali dimenticando che la vera felicita' si nasconde nella semplicita'. Raramente egli pone lo sguardo verso quelle piccole e semplici cose che lo circondano...solo quando queste si impongono davanti ai suoi occhi, in tutta la loro essenza e semplicita', ecco che la sua visuale cambia.

Cambia la scena, il quadro, l'opera intera perche' sono le nuove piccole sfumature di colore a caratterizzare la sua stessa vita."

                                                                                                                         Stefano Mosca

http://www.nellastanzaconlamosca.it/

giovedì 8 novembre 2012

Fame di "carezze"...al mercato!


Negli ultimi anni si sta facendo strada una nuova tendenza, causa la crisi o la maggiore attenzione alle tematiche ambientali, le persone stanno abbandonando la frenesia, gli incontri e gli scontri metallici ed inumani dei carrelli dei supermercati per ritornare al mercato del quartiere, ai farmer's market, ai gruppi di acquisto solidale.
Stiamo assistendo oltre che ad un ritorno al contatto con la natura e con il cibo più diretto anche al contatto fisico tra gli individui. 
Al mercato rionale o ai farmer's market è più probabile incontrare una persona cara, amica, ma anche avere un contatto diretto, per esempio con il venditore o con il produttore e tutto ciò è una grande fonte di benessere per l'individuo.
Infatti proprio stamattina, come spesso accade, sono andata al mercato vicino casa ed ho incontrato un'amica che non vedevo da un pò: <<Ciao come stai? ti trovo in ottima forma>> e lei sorridendo risponde: << bene grazie, che piacere rivederti>>.
Ecco io e la mia amica ci siamo scambiate quelle che in analisi transazionale si chiamano carezze. Le carezze, in Analisi Transazionale, sono tutti i riconoscimenti fisici e psicologici di cui abbiamo bisogno per mantenere il nostro benessere. Noi abbiamo bisogno di carezze e ci sentiamo deprivati se non le otteniamo.
Carezza è qualsiasi gesto, parola, comportamento, che dimostra che gli altri si accorgono di noi.
La carezza è un accorgersi che esistiamo.
Per questo esistono carezze verbali (ti voglio bene) e non verbali (abbracci, baci), carezze positive (ti amo, tenersi per mano) e negative (una critica, uno schiaffo) carezze condizionate, rivolte al fare (se mi accompagni a casa, ti offro un caffè) o incondizionate, che si ricevono per il semplice fatto di essere una persona.
Le carezze negative fanno sentire non OK chi le riceve. Tuttavia, anche se non piacevoli, sono pur sempre una forma di riconoscimento e si preferiscono carezze negative piuttosto che nessuna carezza. Questo spiega perché certe persone sembrano farsi del male intenzionalmente nelle loro relazioni con altre persone, non perché amino "farsi del male," ma perché non riescono ad avere un riconoscimento positivo e preferiscono carezze negative dolorose piuttosto che stare senza carezze.

E voi che cosa aspettate? Le nostre città sono piene di meravigliosi mercati in cui poter trovare ottimo cibo e tante carezze!