Penso
e ripenso ad un film - documentario visto alcune settimane fa e ho
deciso di condividere le mie riflessioni.
"The
summit", il documentario di Franco Fracassi e Massimo Lauria
presentato al Festival del cinema di Berlino ripercorre i giorni di
"follia" del G8 di Genova. "La più grave sospensione
dei diritti democratici in un paese occidentale dopo la seconda
guerra mondiale" parole di Amnesty International
con cui si apre il documentario e che preannunciano tutta la
"crudeltà" a cui ho assistito, senza parole e sentendomi
triste, arrabbiata, impotente.
All'interno del documentario troviamo
le testimonianze di persone che si trovavano lì in quei tragici
momenti e sono stati sottoposti a tante atrocità, potremmo definirle
torture. Amnesty International si batte da anni per
l'introduzione in Italia del reato di tortura, ma per ora ancora
tutto tace.
Ho
ascoltato le testimonianze e letto vari articoli delle persone
coinvolte e sono rimasta fortemente colpita dalle "ferite
invisibili" a volte anche visibili, che questi essere umani
hanno riportato non solo sul fisico, ma anche nella psiche, nelle
emozioni, nella memoria .
Mi
viene da pensare oltre ai partecipanti del G8 di Genova anche ai
numerosi migranti che scappano dai loro paesi in seguito a
persecuzioni razziali, politiche, religiose e che cercano protezione
nel nostro paese. Marcello Vignar, uno psichiatra latino americano,
vissuto in esilio in Francia a seguito della fuga dal suo paese per
il regime dittatoriale al quale era sottoposto definisce la tortura:
"ogni comportamento intenzionale, qualunque siano i metodi
utilizzati, che ha il fine di distruggere il credo e le convinzioni
della vittima per privarla della struttura di identità, che la
definisce come persona".
In
questa definizione viene messa in evidenza la compromissione della
dimensione psicologica della vittima.
Ricordo
la testimonianza di una donna nel documentario: " loro si
divertivano ma a noi hanno fatto talmente tanto male che ancora
oggi..." .
Nelle
persone che hanno subito torture la sofferenza è sempre viva e
ricorda continuamente che la loro vita non è più la stessa. La
persona può sperimentare attacchi di panico, irritabilità, esplosioni di rabbia, isolamento, diffidenza, immagini, pensieri,
relativi proprio alle memorie del trauma e sintomi simili a quelli riscontrati nel Disturbo Post Traumatico da Stress.
Le
persone che sono state torturate riferiscono di sentirsi annientate,
private della loro identità, isolate dalla loro cultura, come capita
ai migranti. Le vittime di tortura sentono di non essere più in
contatto con loro stesse, perdono il controllo di sé, la fiducia in se stesse e nelle proprie risorse, la fiducia negli altri, il senso di
diritto alla vita e al benessere.
L'essere umano sottoposto a torture viene deprivato
della sua libertà, del suo pensiero, delle sue emozioni e di
qualsiasi diritto umano fondamentale.
L'esperienza
della tortura annienta l'essere umano.
Buona
riflessione!
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