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mercoledì 19 giugno 2013

Una giornata alla scuola di cucina...


I ragazzi, entrano in aula, il loro sguardo alquanto perplesso si sofferma sul titolo proiettato alla parete: "la comunicazione e la relazione con l'altro", si staranno chiedendo, cosa ci farà una psicologa tra aspiranti pizzaioli e pasticceri?

In questi giorni ho avuto l'opportunità di tenere una lezione presso una scuola di cucina e tra una slide ed un'esercitazione, un piatto di sushi ed un impasto per la pizza, abbiamo condiviso emozioni, riflessioni, domande e curiosità.

L'emozione prima di iniziare era tanta, ma appena i ragazzi si sono accomodati, è andata via lasciando il posto all'interazione e alla condivisione.
Il mio scopo era proprio questo, creare una lezione non solo teorica ma anche ricca di esercitazioni e confronti.
I concetti di comunicazione efficace, di comunicazione non verbale, di empatia, di comunicazione empatica, di assertività, di ostacoli alla comunicazione, di stili di comunicazione inefficaci hanno dato ai ragazzi, attraverso esercitazioni preparate ad hoc, la possibilità di sperimentarsi e di aprirsi nel raccontare le loro esperienze, soprattutto nell'ambito lavorativo.

Sguardi interessati, facce entusiaste e sorrisi soddisfatti facevano da sfondo alle nostre "parole".

La perplessità, ma anche la curiosità iniziale dei ragazzi hanno ceduto il posto all'idea che una lezione sulla comunicazione e la relazione con l'altro in una scuola di cucina non sia tanto "strana" ma anzi possa rivelarsi molto utile. 
Spero che questi ragazzi facciano tesoro, dell'esperienza di condivisione che abbiamo vissuto e possano sentirsi, anche nel mondo lavorativo, accettati, liberi, propositivi, adeguati, maggiormente motivati, sereni e in grado di realizzare tutto il proprio potenziale.

giovedì 9 maggio 2013

Io, Tu, Noi?

Un paio di mesi fa ho scritto un post sull'espressione delle emozioni "Come un tappeto volante...l'espressione delle emozioni" in cui mi sono soffermata sull'importanza che credo rivesta nella vita quotidiana esprimere le proprie emozioni. Ad un certo punto mi sono chiesta: " e nella vita di coppia?"
E' importante che la coppia arrivi ad esprimere i propri sentimenti? 
Quali benefici può portare, nella comunicazione interpersonale, esprimere le proprie emozioni al partner? 
Nonostante alcuni partners continuino a comunicare "tra loro", comunicano sempre meno "su di loro", sui loro vissuti in rapporto con l'altro, sui loro stati d'animo, sui loro desideri. La difficoltà nel comunicare accresce la solitudine e inibisce la capacità di creare quello spazio in cui ogni membro della coppia si sente un "tutto" non la metà di qualcosa e arrivi alla "dimensione noi", spesso ho sentito i miei pazienti dire: "mi sento sola anche se ho lui accanto".
Questo mi riporta subito alla mente una delle aspettative illusorie con cui ci approcciamo alla relazione di coppia: pensare che il partner debba "completarci" di ciò che siamo manchevoli, vedendo il "noi" come la somma di due metà che si mettono insieme. La conseguenza è che si stabiliscano relazioni di co-dipendenza che impediscono la piena espressione della persona. In questo modo consideriamo la persona che ci sta accanto responsabile della nostra felicità/infelicità. Difficile è quindi trovare l'equilibrio tra autonomia ed intimità, in un rapporto di interdipendenza che valorizzi l'unicità di ciascuno pur rimanendo aperti ad un' influenza reciproca. Altre volte può succedere che la comunicazione non sia efficace ed autentica. Si comunica ma non ottenendo gli effetti desiderati, forse perché si utilizzano parole che svalutano o colpevolizzano il partner, "Non capisci niente", "Tanto è inutile parlare con te", Non mi ascolti" o parole che tendono  a generalizzare, "Nessuno mi rispetta", "Sei sempre il solito", "Fai sempre gli stessi errori", portando così la coppia a creare rapporti di dominanza-sottomissione, vittima-carnefice, piuttosto che senso di uguaglianza, parità, rapporti "Io sono Ok -Tu sei Ok".

domenica 2 dicembre 2012

Oggi indosso le scarpe di un altro

Etichettata, svalutata, incompresa, non ascoltata, ci sono giorni in cui mi sento così. Forse perché dall'altra parte incontro persone che non sono riuscite a mettersi nei miei panni, a comprendere ciò che sentivo, quante volte sarà capitato anche a voi.
Come vi siete sentiti?
Immediatamente mi viene da pensare "all'empatia", la capacità di capire lo stato d'animo dell'altro.
Essere empatici implica entrare nel mondo personale dell'altro. Significa fluire con i significati del vissuto dell'altro passando dalla paura, alla tristezza, alla confusione, al terrore con l'altro senza perdere la prospettiva. Significa vivere momentaneamente nella vita dell'altro. (Carl Rogers)
L'empatia permette di comprendere non solo le emozioni che le persone esprimono a parole, ma anche quelle espresse con i gesti, con la voce e altri canali non verbali. Strettamente connesso al concetto di empatia c'è quello di comunicazione empatica, che comporta l'ascoltare, il capire e comunicare all'altro ciò che si capisce. Queste competenze portano ad un'apertura alle relazioni interpersonali, al riconoscimento, al rispetto dell'altro e all'accettazione anche delle diversità.
Penso sia importante che se vogliamo essere ascoltati, compresi e soddisfatti nelle nostre richieste, dobbiamo stare attenti nel comunicare i nostri messaggi con rispetto ed empatia, mettendo da parte giudizi e critiche.

I vantaggi che la comunicazione empatica può darci sono tanti, tra cui:
diventare consapevoli di ciò che pensiamo
diventare consapevoli delle nostre emozioni ed esprimerle
diventare consapevoli dei nostri bisogni
agire formulando delle richieste chiare ed efficaci
agire formulando proposte buone per noi e per gli altri
diventare forti senza essere aggressivi
sentirci bene con noi stessi perché abbiamo ascoltato ciò che sentiamo e nelle nostre scelte e proposte all'altro abbiamo seguito i nostri bisogni.