Il
titolo di questo post riprende una frase pronunciata da Simone/Davide
Veroli nel film la Finestra di fronte (2003). Adoro questo film di
Ferzan Ozpetek ed ogni volta che lo rivedo mi emoziona tanto. Mi
piace ammirare come Ozpetek sia riuscito a trasmettere, proprio
utilizzando la passione della protagonista per l'arte della
pasticceria, l'importanza di dar voce alle proprie passioni ed alle
proprie emozioni e come ciò poi aiuti la persona a diventare ciò
che realmente sente di essere e di conseguenza a stare meglio con sé e con gli altri.
La
protagonista del film è Giovanna, una giovane donna che conduce una
vita familiare piatta e monotona, con il marito Filippo e la figlia.
Inizialmente il cibo viene rappresentato in scatole asettiche e
stipate nella dispensa in modo ossessivo, privo di fantasia e
spontaneità. Il cibo, in casa di Giovanna e della sua famiglia, in un
primo momento rispecchia il suo stile di vita, piatto e senza
emozioni. Le cose cambiano quando Giovanna incontra un uomo
anziano, Simone/Davide Veroli, che le sconvolge la vita. La donna
inizia un viaggio interiore e la preparazione del cibo rappresenta un
atto d'affetto e di amore.
Giovanna diventa un' ottima pasticcera sia
grazie al suo talento innato per la pasticceria sia grazie alla
capacità di esprimere le sue emozioni nelle creazioni dei suoi
dolci. La trasformazione interiore di Giovanna si ha quando decide di
esprimere e vivere liberamente le sue passioni e le sue emozioni,
sentendosi più autentica con sé e con gli altri.
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