martedì 27 novembre 2012

"Se un'ape vuole essere una margherita..."

Competitività, esigenze di perfezione, conflittualità, sono caratteristiche tipiche della cultura odierna. In tale contesto l'individuo ha difficoltà a districarsi tra le esigenze individuali e quelle sociali, egli risponde spesso con reazioni non sue, cercando segnali dall'esterno in base ai quali regolare il proprio comportamento.
L'essere umano può costruirsi un ideale immaginario di come "dovrebbe" essere e non di come è realmente..." se un'ape vuole essere una margherita..."
In questi giorni passeggiando tra le vie della città in cui abito e guardando gli addobbi natalizi messi un mese fa, i nuovi edifici che ormai spuntano come funghi, mi sono chiesta, anche alla luce degli ormai sempre più frequenti atti di violenza: <<si spendono ogni anno migliaia di euro per opere materiali, ma si è sempre restii ad investire su beni immateriali, mah!>>. Non sarebbe più utile impiegare il denaro nella qualità delle relazioni, nella gestione delle emozioni e dei conflitti, nella prevenzione dei disagi, nella comunicazione interpersonale?


Che rischio corriamo se continuiamo a vivere "nell'analfabetismo emozionale"?


Rischio delinquenza, aggressività, isolamento, guerre?
La maggior parte di noi vive in una grande inconsapevolezza dei propri comportamenti, delle sensazioni corporee, delle emozioni. Quando siamo felici, quando ci arrabbiamo, quando scegliamo, siamo mossi da desideri e paure inconsce, da condizionamenti familiari e sociali, da modelli di comportamento che abbiamo interiorizzato. Credo sia importante educare le persone a conoscere le proprie competenze emotive, ad utilizzarle al meglio ed a considerare quindi l'educazione emozionale come un mezzo ed un fine per uno sviluppo adeguato della personalità, per il benessere dell'essere umano e per l'instaurarsi di gratificanti rapporti con gli altri.
La società, come anche la scuola, sembrano aver bisogno di integrare le abilità cognitive con quelle emotive per far si che i bambini, i ragazzi e conseguentemente gli adulti siano capaci di gestire la propria forza emozionale e la conflittualità insita nell'essere parte del mondo e dell'essere in relazione con l'altro.

Alcune ricerche americane hanno dimostrato come un aiuto tempestivo può bloccare il percorso di un ragazzo verso la delinquenza. Un programma sperimentale elaborato alla Duke University, si rivolgeva a bambini difficili e irascibili delle scuole elementari, proponendo periodi di addestramento di quaranta minuti l’uno due volte alla settimana, per una durata dalle sei alle dodici settimane. Ai bambini veniva insegnato, ad esempio, a considerare come alcuni segnali sociali da loro interpretati come ostili fossero in realtà neutrali o amichevoli. I ragazzi imparavano a mettersi nei panni degli altri loro coetanei, ad acquisire la percezione di come venivano considerati dagli altri bambini e di ciò che gli altri potevano aver pensato o sentito negli episodi e nei contatti che li avevano fatti inquietare così tanto. Ricevevano anche un addestramento diretto per il controllo della collera mediante la simulazione di episodi ,ad esempio essere derisi, che nella realtà avrebbero potuto far loro perdere la pazienza. Una delle abilità principali per il controllo della collera consisteva nel sorvegliare i propri sentimenti, diventando consapevoli delle sensazioni corporee, come il rossore del viso e la tensione muscolare, che si verificano quando ci si arrabbia, nel considerare queste sensazioni come segnali di stop e nel riflettere sul da farsi invece di aggredire l’altro impulsivamente.
Tre anni dopo aver iniziato l'addestramento, i ricercatori hanno paragonato questi ragazzi ad altri che erano stati altrettanto aggressivi, ma non avevano usufruito delle lezioni per il controllo dell'irascibilità. Scoprirono che, nell'adolescenza, i ragazzi che avevano seguito il programma di autocontrollo erano molto meno turbolenti in classe, nutrivano sentimenti più positivi verso se stessi, e avevano minori probabilità di bere e di drogarsi. Più a lungo avevano seguito il programma, meno aggressivi erano diventati da adolescenti.

Quindi sembra sia importante che la scuola allora adotti metodologie e strumenti adeguati, attraverso i quali sostenere, da un lato, il pieno ed armonico sviluppo del pensiero razionale e scientifico dell’individuo e dall'altro porre attenzione alla dimensione socio-affettiva e contenere e trasformare le diverse forme del disagio emotivo e relazionale spesso alla base di tanti disturbi. Attraverso lo sviluppo della consapevolezza dei propri vissuti cognitivi, emozionali e corporei sarà così possibile rendere l’individuo capace di individuare le proprie reali necessità ricercandone la soddisfazione in modo aperto ed adulto ed evitando di rincorrere falsi bisogni attraverso rapporti non autentici anziché attraverso sane relazioni. 
Importanti sono i contributi che provengono dalla psicologia umanistica. 
Per esempio Thomas Gordon, allievo di Carl Rogers, evidenzia i benefici di uno stile comunicativo che partendo dalla esplicitazione del proprio vissuto ed evitando dinamiche proiettive ed attribuzionali, offre la possibilità, grazie alla non svalutazione dell’altro e alla condivisione delle responsabilità, di trovare un terreno di incontro utile sia alla ricerca di soluzioni atte allo scioglimento delle situazioni conflittuali, sia alla soddisfazione dei bisogni di tutti gli agenti coinvolti. 
Nell'ambito della psicologia della Gestalt, Friedrich Perls afferma che: << il cambiamento avviene quando la persona diventa quella che realmente è>> quindi è attraverso l’apprendimento di comportamenti e modalità relazionali più libere e non condizionate dalla storia infantile o dalla società che ogni persona può trovare la possibilità di esprimersi nella propria totalità, in ascolto del momento presente e della realtà circostante. 


Credo sia importante ricordare anche il contributo dell'Analisi Transazionale, secondo Eric Berne l'ideale è raggiungere l'autonomia che si conquista quando si liberano o si recuperano tre capacità: la consapevolezza, ossia la capacità di esperire pure impressioni sensuali, senza interpretazione, la spontaneità vista come la capacità di scegliere liberamente da tutta una gamma di opzioni nel sentire, pensare e comportarsi ed infine l'intimità ossia l'espressione e condivisione di emozioni autentiche. 

Inoltre l'analisi delle transazioni e degli scambi comunicativi tra persone offre, la possibilità di evidenziare eventuali svalutazioni e proiezioni riportando la relazione sul piano del rispetto e della giusta considerazione di se stessi e dell’altro. Sembra allora necessario ridare spazio e valore a quelle dimensioni umane che, forse fino ad ora, sono state relegate in luoghi troppo marginali della conoscenza, tutto ciò per valorizzare l'individuo, le sue caratteristiche, le sue aspirazioni e nello stesso tempo migliorare le relazioni tra gli individui creando un clima di sostegno, collaborazione e condivisione.



3 commenti:

  1. Buongiorno, come donna e come madre ho trovato il suo articolo molto interessante. Come donna mi ha dato una volta in più la possibilità di riflettere sul fatto che spesso mi sono trovata in una condizione in cui l'altro si sentiva in soggezione davanti al mio modo d'amare tanto da convincermi a limitare le espressioni dei miei sentimenti in quanto non in grado di ricambiare, cosa che io in realtà non chiedevo, chiedevo solo di poter essere libera di amare.
    Come madre, ho una figlia di sei anni definita dai tanti molto vivace, quando cerco di parlarne con lei mi risponde sempre che quando si emoziona sente il bisogno di esprimere questa sua emozione attraverso il suo corpo (salta, balla, urla ovunque si trovi). Io non voglio limitare il suo modo di essere, solo correggere il suo modo di esprimerlo... come devo comportarmi? Grazie

    RispondiElimina
  2. Amalia, mi fa piacere che abbia trovato, in questo articolo, spunti interessanti di riflessione. Da ciò che ha scritto mi sembra di capire che vuole dare a sua figlia il permesso di essere se stessa e viversi l'età che ha. Credo che la sua intenzione sia quella di educare sua figlia alla consapevolezza e alla gestione dei propri vissuti emotivi. Immagino che tutto ciò non sia semplice e può aiutarsi avvicinandosi a sua figlia, accompagnandola passo dopo passo, seguendo i suoi tempi e dando esempi di comportamenti in modo da facilitare nella bambina la comprensione degli stimoli e del suo mondo interno e il loro utilizzo nei vari ambiti.

    RispondiElimina
  3. Le auguro un sereno percorso con sua figlia. Un abbraccio!

    RispondiElimina

Ciao, sono curiosa di sapere la tua opinione...